I manager si disintossicano col cicloturismo
I manager si disintossicano col cicloturismo
Per iniziare basta poco: una bicicletta, una cartina geografica e tanta fantasia. Le prime escursioni iniziano da bambini con la curiosità di chi si muove per andare a scoprire cosa c’è dietro l’angolo di casa. Poi si cresce e le passeggiate si allungano: ci si sposta anche con il treno e si arriva ad esplorare mondi nuovi che non ti immaginavi nemmeno. Sono tutti luoghi inconsueti ed affascinanti: una cava abbandonata, un bosco incantato, una fabbrica dismessa, alcune periferie desolate o…l’idroscalo. «È così che pedalando e pedalando il Cicloturista Designer inizia a crearsi un proprio curriculum interiore» ci dice Stefano Ciuffa, promotore di eventi cicloturistici con un passato di consulente creativo a Ciclobby mai rinnegato. Certo di errori se ne commettono tanti prima di riuscire a ritagliarsi un proprio spazio, l’importante è non abbattersi davanti alle difficoltà iniziali e soprattutto imparare ad apprendere da ogni esperienza.
Vere e proprie scuole non esistono, si può partecipare a corsi e workshop per altre discipline e poi applicare l’applicabile al cicloturismo. Non è comunque facile. Per trasformare la propria passione in lavoro e ricavarne il necessario per vivere bisogna avere un talento fuori dal comune, creatività da vendere, mente e cuore da eterni Peter Pan oltre a capacità di gestione manageriale, competenze di marketing, sapersi muovere nel campo della pubblicità ed essere dotati nelle relazioni umane. Ma c’è chi ce l’ha fatta. Qualcuno è riuscito a trovarne un’applicazione nel campo sociale. «Vengono qui da noi quando ormai sono all’ultimo stadio, alcuni non si rendono nemmeno conto di avere buttato via la vita» dice Melissa Coccio, psicoterapeuta che ha fondato una cooperativa sociale dove utilizza il cicloturismo per il recupero e reinserimento di manager aziendali.«I risultati sono veramente stupefacenti. Noi li rimettiamo in sella e dopo pochi chilometri sembrano rinati» continua la dottoressa Coccio. Nelle situazioni meno complesse si possono ottenere dei risultati già dalla prima uscita, ma nella stragrande maggioranza dei casi sono necessarie alcune sessioni di vacanze in bicicletta per riuscire a disintossicarli. Il mercato fino a qualche anno fa non offriva nulla, oggi invece, grazie agli sforzi individuali dei primi pionieri qualcosa si è mosso e sono sorte le prime imprese specializzate esclusivamente in servizi cicloturistici.
I più bravi riescono anche a spingersi oltre e creano delle vere e proprie fabbriche dei sogni. È il caso di Tobia Trallalà, artista che da rilievo alle fantasticherie fatte sulle carte geografiche creando dei percorsi per il cicloturismo con l’utilizzo di campagne, natura e centri storici incollati sapientemente tra loro con la bellezza. Siamo andati a trovarlo nel suo atelier, dove ci fa strada tra cataste di mappe da lui stesso disegnate per mostrarci una sua opera dello scorso anno: «L’Idea che sta alla base di questa mia creazione è il tergiversare con la bici per guarire l’anima. È proprio tergiversando sui saliscendi di queste colline Moreniche che salendo vedrete tutta la forma del Lago di Garda distesa come nelle cartine del libro di geografia della scuola elementare, mentre scendendo passerete nelle favole di antichi borghi fatti con pietre di fiume incastonate dentro a muri d’aragosta. Tergiversare dall’azione fisica per dare spazio al fascino taumaturgico di luoghi magici come il lago a forma di cuore di Castellaro Lagusello o la Spia d’Italia a Solforino» continua con entusiasmo Trallalà. Cercate il vostro modo di perdere tempo sui colli che preferite per andare incontro alla vita.
Per Trallalà la prossima scommessa sarà riuscire a fare pedalare sullo stesso itinerario le mamme e i papà insieme ai nonni e ai bambini.
di Stefano Antonelli