Bullismo e Mobbing: Due facce della stessa medaglia?

BULLISMO E MOBBING: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA?

All’interno di ogni gruppo sociale, scolastico, lavorativo o amicale, ogni individuo, in base alla diversa personalità, attitudine, esperienza ed al ruolo che riveste, diviene un elemento  fondamentale nella costruzione dell’equilibrio del gruppo stesso. Laddove s’instaura un meccanismo perverso di prevaricazione e umiliazione da parte di uno o più soggetti ai danni di altri, si viene a creare l’ormai tristemente noto fenomeno del bullismo nell’ambito scolastico e di mobbing nell’ambito adulto e lavorativo.

In realtà tali fenomeni, tra loro speculari, fanno parte della storia evolutiva dell’uomo da secoli, ma oggi ,grazie al crescente contributo dei mezzi di comunicazione , alla maggiore scolarizzazione e sensibilità a temi di natura psicosociale, gli studi su tale fenomeno sono aumentati. Le prevaricazioni  inquadrabili come bullismo /mobbing hanno la caratteristica di essere  Intenzionali, se adottate dal bullo/mobber volontariamente e consapevolmente per ledere fisicamente o psicologicamente una persona,  per controllare gli altri, in assenza di provocazione da parte della vittima, e persistenti,  se sono continuate nel tempo. La vittima, pertanto, sembra vivere in un clima di terrore, subisce un calo nel rendimento e la comparsa di una serie di disturbi psicosomatici , che vanno dagli attacchi di panico all’ansia, alla tachicardia, alla sudorazione eccessiva, a sfoghi epidermici , a emicranie e a disturbi gastrici o, nei casi estremi, ad alopecia, depressione e svalutazione del proprio valore umano.

Ciò che caratterizza ogni atto di bullismo o mobbing è un’asimmetria di potere e di prestigio tra il bullo/mobber -più forte fisicamente, psicologicamente o sul piano sociale- e la vittima -più debole, scarsamente provvista di capacità di difesa. Una volta compreso il fenomeno ci si domanda come e perché si possa diventare bullo o mobber. Le risposte sono molteplici. Taluni tratti temperamentali e la presenza di disturbi diagnosticati, quali Deficit di Attenzione e Iperattività , Disturbo Oppositivo ,Della Condotta o  Narcisistico di Personalità sono individuabili come fattori di rischio nell’assunzione dei ruoli di bullo, così come anche la provenienza da situazioni sociali e familiari disagiate, violente, prive di regole, interesse e attenzione per i membri familiari. Per quanto riguarda la vittima, al di là di possibili diagnosi di Depressione o di Disturbi  di personalità o ansia,  anch’essa ha caratteristiche ricorrenti: spesso soffre di scarsa autostima, molto timida, riservata, poco incline al dialogo e riluttante al confronto, proveniente spesso da ambienti famigliari o eccessivamente rigidi da un punto di vista educativo o eccessivamente labili, senza regole, ansiosa o incline a sbalzi di umore e con poche relazioni sociali forti .

Altrettanto importante è il ruolo che rivestono gli spettatori di tali soprusi: pubblico spesso omertoso e incapace di spezzare il gioco di forza a cui assistono , il loro silenzio, paradossalmente, accresce la sofferenza della vittima stessa e la sua difficoltà nell’affrontare la situazione e, al contempo, rafforza la percezione distorta del bullo/mobber di essere forte e imbattibile.  Come prevenire tali fenomeni?  Formando ragazzi e lavoratori sui rischi del bullismo/mobbing, rinforzando l’autostima delle possibili vittime, favorendo il dialogo e l’ascolto, legittimando ruoli e compiti in base alle reali capacità e peculiarità e non in base alla forza e individuando in ogni gruppo  un  coordinatore che supervisioni il rispetto delle regole e le dinamiche relazionali interne.

Psicologa Jeny Meregaglia