Categoria: Teatro Filodrammatici
Inclusione, identità, coming out, gender… Parole dietro alle quali stanno esseri umani, con tante storie da raccontare. Il festival lecite/visioni da sette edizioni riesce a dare voce e corpo a tutte queste persone, portando sul palcoscenico le storie di vita quotidiana e le eccezionalità che rendono la comunità LGBTQIA unica e preziosa.
Cosa potrebbe accadere se le parole di un testo antico come la Bibbia venissero prese alla lettera dai fedeli cristiani di tutto il mondo? Che ne sarebbe di comportamenti e abitudini ormai acquisite senza scandalo come il far sesso fuori dal matrimonio o prendere il sole in bikini?
Torna anche durante questa stagione con il nuovo The Effect, uno spettacolo a quattro personaggi che parla di amore, di depressione e dei limiti della neuroscienza; un testo impegnativo, divertente e profondo insieme, ambientato durante la sperimentazione clinica di un nuovo antidepressivo.
Dopo Otello Spritz, Renato Sarti torna al Teatro Filodrammatici, questa volta da autore e regista. In scena, Massimiliano Loizzi interprete di un personaggio ambiguo e folle nelle sue componenti maschili e femminili.
“E mi ficiru santa perchè li ho guardati negli occhi per la prima volta. Perché gli ho detto che cu’ mia putevano piangere e ridere e di nuovo piangere e arristari omini. U me nomi e’ amuri. Iu sugnu Immacolata. Immacolata Concezione.”
Disgraced è una moderna tragedia greca, ambientata in una Manhattan ricca, colta e liberale. Il testo ruota intorno ai temi, di fortissima attualità, della tensione fra le fedi religiose e della difficile e pur necessaria convivenza fra le diverse identità etniche
Ambientata nel 2070, la storia narra le conseguenze devastanti di un’epidemia di proporzioni mondiali che nel 2013 ha sterminato l’umanità, facendo regredire in breve tempo le condizioni di vita dei pochissimi sopravvissuti sul pianeta ad uno stadio neo-primitivo.
Il colonialismo italiano.
Una storia rimossa e negata, che dura 60 anni, inizia già nell’Ottocento, ma che nell’immaginario comune si riduce ai cinque anni dell’Impero Fascista. Cose sporche sotto il tappetino, tanto erano altri tempi, non eravamo noi, chi se ne importa.