Intervista a Giorgio Marchesi
“DIECI DOMANDE A”: Intervista a Giorgio Marchesi
- 1. Il suo ultimo film e’ stato Mine Vaganti, pur non avendo battute il suo ruolo è stato molto intenso, come è stata questa esperienza?
La fortuna vera di questa esperienza è stata una cosa inaspettata perché è nato come un piccolo ruolo e invece ha iniziato e chiuso il film. È una storia molto bella, fatta di sguardi e quindi la parola non è sempre fondamentale. È più difficile non parlare e comunque far arrivare delle cose. Tante persone che hanno visto il film, mi hanno fatto molti complimenti. Però ripeto la fortuna è della storia che era scritta in maniera commovente fin dall’inizio, quindi mi ha dato moltissima soddisfazioni e mi ha portato fortuna anche nel lavoro. Tutto è nato così…qualcosa di piccolo che è diventata più grande.
- 2. Com’e’ nata la passione per la recitazione?
Un po’ per caso. Facendo un corso di teatro, ho compreso quanto mi piacesse recitare e poi perché, di base, mi piace molto interpretare “gli altri”.
- 3. Si sente fortunato a fare questo lavoro?
In questo momento si, è un lavoro molto difficile, ha moltissimi lati negativi che la gente non conosce, il rapporto con se stessi per esempio proprio perché si trascorre diverso tempo ad essere “altre persone”. Non c’è uno strumento, una tela o una fotografia che “separa”. Se arriva una critica, la fanno direttamente a te e alla tua interpretazione. Difficile dunque mantenere l’equilibrio soprattutto quando non si lavora. Sì, credo in questo momento di essere fortunato, soprattutto visto come vanno le cose in Italia. Riuscire a lavorare e a mantenersi non soltanto economicamente, è una fortuna.
- 4. Quali sono suoi progetti futuri?
Sta uscendo in questi giorni ‘Un medico in famiglia 7’ di cui interpreto un nuovo protagonista. Sto lavorando a Milano a teatro (“Sweet Horovitz”) e poi altri progetti non ancora firmati.
- 5. A quale forma di spettacolo si sente più affine?
La soddisfazione più grande è il teatro, perché ti da il responso immediato del pubblico, quindi una risata che arriva dal pubblico sincera vera, un applauso sincero, sono tra le soddisfazioni più grandi, ed anche molto divertente. Anche il cinema ad alti livelli è intenso.
- 6. Parteciperebbe ad un reality?
No, e tra l’altro non li seguo neanche. Ho difficoltà a fare anche le promozioni perché non mi piace particolarmente mostrare me stesso, preferisco mostrare un personaggio, per cui un reality è proprio l’opposto di quello che vorrei.
- 7. Ha mai fatto altri lavori?
Sì, molti. Prima di fare l’attore (e anche durante) ho fatto di tutto: ho lavorato all’ippodromo, venduto le scarpe, sono stato segretario in ufficio.
- 8. Molte persone pensano che il lavoro sia sacrificio e non un piacere; cosa le ha trasmesso la sua famiglia a proposito di questo argomento?
Sono bergamasco di origine. I miei genitori mi hanno trasmesso l’etica “dell’obbligo al lavoro”: su questo io mi sento diverso, anche se, certe scelte le ho intraprese relativamente tardi (24 anni). Ammetto che anche per me il lavoro è uno sforzo. Fai una cosa che non ti piace pero tocca farlo! Non credo che tutti i fabbri costruiscano cancelli che gli piacciono. Se dici di si a un progetto e poi non ti piace, magari ne soffri un po’. Però, in queste circostanze, rimane fondamentale vincere la sfida e comunque rispettare il pubblico.
- 9. Qual è la sua esperienza con la meditazione e la spiritualità?
Grazie al mio lavoro, ho effettuato corsi di meditazione per apprendere tecniche di rilassamento.
Sto imparando ad abbandonarmi dalla realtà, rilassarmi. Sicuramente oggi, sono rimasto molto incuriosito da Osho.